I flussi finanziari in Formula 1
Una prima considerazione per quanto riguarda questo sport è che si tratta di una vera e propria macchina da soldi; come detto in precedenza i diritti televisivi, come in altri sport di alto calibro, sono il motore di questa grande macchina generatrice di denaro. Ciò che rende così speciale la Formula 1 è la sua espansione nel mondo: è infatti visibile in più di 52 paesi, dando la possibilità a più di 400 milioni di spettatori di godersi lo spettacolo dei gran premi e generando un accordo estremamente proficuo. Il resto del fatturato viene dagli sponsor più grandi della Formula 1: da citare Rolex, Heineken, DHL e Aramco, tutti con enormi spazi pubblicitari dedicati in ogni circuito presente nel campionato.
Uno degli introiti percepiti dalle scuderie sono i premi di fine stagione e del campione del mondo; la successiva distribuzione di questi risulta spesso incompresa. Questo perché il premio dedicato ai vincitori dei campionati rappresentano una piccola parte rispetto all'ammontare totale dedicato ai premi. Nel 2021 Ferrari ha ricevuto un premio di 150 milioni di dollari, 5 in più della Mercedes e 18 in più della Red Bull, scuderie vincitrici dei due titoli mondiali. Questo perché la squadra di Maranello, seppur senza vittorie, riceve altri due premi: uno denominato heritage payment, che premia la longevità del team nello sport (altre scuderie come Williams e McLaren lo vincono ogni anno), e uno che solo Ferrari può permettersi, in quanto unica scuderia presente dal primo gran premio della F1 mai esistito. Solo per questa nobile costanza, la Ferrari riceve ogni anno una somma che nel 2021 ammontava a 50 milioni di dollari, niente di diverso dal bonus accordato nel patto della Concordia spiegato in un articolo precedente. Ciò ha reso la Scuderia il team più premiato degli ultimi otto anni, nonostante non vinca il titolo costruttori dal 2008.
Il premio di fine stagione, però, da solo non basta neanche minimamente a coprire i folli costi di gestione di un team di F1. Gli sponsor compongono una grossa fetta di guadagni per ogni squadra e anche il più piccolo spazio pubblicitario sulla vettura o sul merchandising del team è usato per massimizzare i pagamenti degli sponsor. Nonostante ciò, è fondamentale per un team performare quantomeno rispettando gli standard presenti nei contratti per soddisfare gli sponsor, soprattutto quelli che generano più introiti come i title sponsor (Petronas per Mercedes). Per esempio, nel 2017, Mobil1 era uno degli sponsor più importanti della McLaren. A causa della scarsa competitività e affidabilità del team , è stato costretto ad abbandonare la nave. Successivamente si è accasata in Red Bull, per proteggere la propria reputazione come produttore di olio motore.
E quando gli sponsor non bastano, i team più in difficoltà sono costretti a rivolgersi ai cosiddetti pay drivers. Questi piloti potranno anche non essere dei futuri campioni, ma portano un grosso supporto finanziario ai team. Tutto ciò avviene grazie alla propria ricchezza o a qualche grosso sponsor a loro direttamente collegati. Ovviamente un pilota decente con la valigia verrà preferito ad uno più talentuoso, ma sprovvisto del supporto economico necessario.
Ogni scuderia deve infine pagare lo stipendio a centinaia di persone e sostenere costi di viaggio e tasse di iscrizione milionarie. É evidente che le scuderie con una base economica maggiore hanno più vantaggio sia sulla costruzione delle macchine che sull’attirare nuovi sponsor. La conseguenza è quella di una netta crepa tra i team con ampie comodità economiche e i team che invece faticano a portare una macchina competitiva in pista.
Ma finalmente nella nuova era della Formula 1 il vantaggio al più ricco verrà meno, grazie al nuovo regolamento finanziario… o forse no.
Buon GP di Francia a tutti!